Mediolan: Wystawa Emilii Kiny

W dniach od 8 marca do 8 kwietnia br. w Mediolanie na ulicy Giuseppe Pecchio 3 odbywa się wystawa Emilli Kiny.

Poniżej informacje w języku włoskim nadesłane do Redakcji.

EMILIA KINA
The Eyelid
08/03 – 08/04/2022
con il testo di Rossella Farinotti

Un battito di palpebra.
Emilia Kina mette alla prova il suo pubblico
attraverso uno scambio di ruolo e di percezione. Le
sue opere pittoriche agiscono sui sensi in maniera
complessa e lenta. Ogni pittura realizzata per la
mostra a Milano gioca intrecciando diverse
stratificazioni sensoriali e analitiche. Al primo
impatto, quello dove l’estetica emerge sopra
l’analisi del senso e del linguaggio, il fruitore
osserva i soggetti dall’apparenza delicata,
morbida, lineare, gradevole e sensuale, resa dai
colori e dai materiali utilizzati. I dipinti di
Emilia sembrano piatti, lisci, limpidi. Sarà per
via dei rosa – quelli soft colore cipria, o più
densi a ricordare una pelle carnale – del verde,
del bianco panna striato di azzurro lieve che
attirano lo sguardo imprigionando l’occhio che
viene assorbito da questi grandi soggetti che
osservano lo spazio della galleria e ciò che accade li dentro. Questi colori
pastello, dall’apparenza pacata e infantile, pian piano si trasformano in cellule
astratte, da mettere a fuoco, catturando sguardo e mente: sono grandi occhi e
spiragli con palpebre aperte; sono sipari chiusi tridimensionali; sono binocoli che
osservano quello che sta accadendo, forse con giudizio, sicuramente con l’intento
di attirare il pubblico verso di sé. Kina attualizza un voyerismo condiviso e
circolare. Nello spazio della galleria, puntellato da sette lavori di grandi
dimensioni, la sensazione è quella dell’accerchiamento, di un imprigionamento
delicato e confortevole che si dilata sviluppandosi in una riflessione più lenta e
ampia. Il contesto si capovolge mutandosi in qualcosa di non piacevole e carico
d’ansia.

Inglobare il pubblico in un pensiero circolare.
Ogni opera è tridimensionale. Più che dipinti sono sculture. L’artista polacca non
lavora su tela questa volta, e neppure sulla fotografia – un mezzo che, comunque,
concettualmente ricorre anche in questo corpo di lavoro – ma su tavole in legno
dallo spessore tangibile, a creare tessuti che si aprono e chiudono come in un
circuito in perenne movimento. La sua azione pittorica non si basa sul figurativo:
l’artista non crea soggetti o simboli da osservare come in una messa in scena
narrativa. Il suo racconto è più sofisticato, gioca sul rovesciamento di ruoli tra
osservatore e soggetto guardato; tra movimento restituito dalla materia non piatta;
dai tagli modulari nel legno e agli assemblaggi tra un’opera e l’altra. Il grande

sipario, che appare davanti agli occhi che sbirciano lo spazio, ricorda le
estroflessioni dell’italiano Bonalumi, che Emila Kina non rende però plasmando e
riempiendo l’opera dall’interno, ma lavorandoci esternamente, modellando il legno
mostrandone le stratificazioni sottili attraverso nuance di colore e contrasti di
luce e ombra. L’artista dunque non agisce solo sul primo livello di percezione
visiva, ma indica la tecnica minuziosa che utilizza tra pittura e l’artigianalità
dei ritagli e delle onde create nel materiale. Quei medesimi ritagli e movimenti
che ritmano la superficie di ogni singolo lavoro, coinvolgendo il pubblico proprio
come in un piccolo spettacolo fatto di luci e di colori astratti, sfuocati.
L’occhio si approccia all’opera come a uno spioncino da cui scrutare grandi
sensuali fessure che richiamano, ancora una volta, lo sguardo e, quindi, l’organo
della vista. È un circuito che si ripete e che dilata il tempo. Sembra che non ci
sia urgenza, che bisogna analizzare il contesto con calma, perché si è all’interno
di una messa in scena densa e stratificata.

Un’atmosfera lenta e sospesa che dichiara un’urgenza di azione.
Dove ci troviamo? È un’atmosfera intima, avvolgente e
tenue quella creata da Emilia Kina. Un ambiente che
sottende una chiara riflessione: non basta uno sguardo,
serve il pensiero. Il pubblico non è più passivo, si deve
risvegliare per spiare, capire, assorbire per poi
attivare una critica necessaria. Questo unicum di opere
scenografiche sembrano indicarci tutte le tematiche qui
sviscerate come in una trappola che ha attirato sguardi e
sensi. È come immergersi in un’alcova non confortevole da
cui, però, uscire più arricchiti, invertendo visioni
soggettive nei confronti di una panoramica globale e
collettiva dall’apparenza opaca. Il grande occhio dalla
nera pupilla – che è lucida, vivida, giudicante –
ipnotizza, ponendoci sotto i suoi riflettori, attraverso
le linee di luce che sbucano dai verdi striati come
griglie di una finestra. Sembra HAL 9000, il super
computer di bordo umanizzato di “2001: Odissea nello
spazio”, che si finge amico, per poi tradire.‘Eyelids’,
la grande palpebra tridimensionale dipinta e scolpita da Kina, attrae restituendo
quello sguardo in soggettiva che richiama il cinema voyeristico di Orson Welles,
con le atmosfere di Lars Von Trier, che lascia l’umano sotto il controllo del
potere astrale. Questi occhi, con o senza palpebre, appaiono come oggetti senza
tempo, capsule fantascientifiche, o di natura antica. Sono lenti di ingrandimento
che dialogano con un’opera di diverse fattezze: un grande binocolo raffinatamente
dipinto in cui lo sguardo si sdoppia. Sembra sfuocato e non si fa guardare. Ma
avvolge e cattura. Imprigiona e poi respinge. È impossibile rimanere indifferenti.
Kina crea un linguaggio visivo dall’estetica composta da strati di colore
minuziosamente stesi per diventare qualcos’altro. Tutte chiavi di lettura per
risolvere un rebus complicato che problematizza il momento storico in cui la scena
si apre per poi richiudersi davanti a tanti sguardi.

Rossella Farinotti

Emilia Kina (n. 1990, Cracovia, Polonia) si è
laureata presso la Facoltà di Pittura
dell’Accademia di Belle Arti di Cracovia. La sua
pratica artistica si articola principalmente
intorno alla pittura e alla fotografia.
L’artista si interessa alla materialità
dell’immagine, un medium semplice che però ha
origine da problematiche complesse, la cui
essenza risiede nelle relazioni tra la pittura
come immagine e la pittura invece intesa come
oggetto.
Emilia Kina ha recentemente esposto alla Szara
Kamienica di Cracovia, alla Raster Gallery di
Varsavia, alla Fondazione Stefan Gierowski di
Varsavia, alla Kristin Hjellegjerde Gallery a
Londra, così come in occasione di alcune fiere
d’arte internazionali come Artissima a Torino
2021 e NADA Miami 2021.

La mostra è stata organizzata grazie al sostegno del Consolato Generale di Polonia
a Milano, dell’Istituto Polacco di Roma e dell’Istituto di Adam Mickiewicz.




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