Treviso: Wystawa pt. “Sei personali in cerca d’autore – selezione d’arte” “Facè Arts 2023”

W Treviso (w Casa dei Carraresi, Fondazione Cassamarca, via Palestro, 33/35) w dniach od 4 marca do 18 marca odbywa się wystawa pt. “Sei personali in cerca d’autore – selezione d’arte” “Facè Arts 2023”.

Godziny otwarcia wystawy od poniedziałku do niedzieli od 10.30 – 12.30; 15.00 – 19.00.

Wstęp gratis.

Poniżej informacje w języku włoskim nadesłane do Redakcji:

Le opere degli artisti Andrea Bizzotto, Fabio Frabetti, Dobieslaw Gala, Chiara Serena, Emilio Sgorbati
e Betty Vivian saranno allestite per dar vita a Face’Arts, la manifestazione itinerante che racchiude opere
provenienti da tutto il Mondo per promuovere l’arte contemporanea e talenti nascosti, che quest’anno giunge alla XVI edizione con un secondo format. Non più solo collettive d’arte ma anche personali, con un progetto nuovo e più attento ai singoli artisti. Più di 150 quadri saranno allestiti alla Casa dei Carraresi fino al 18 marzo 2023. Ospite del vernissage sarà il maestro Giorgio Sini, direttore d’orchestra, pianista e compositore.
Le sei personali saranno aperte al pubblico dal lunedì alla domenica, dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00. L’ingresso è gratuito. Fotografo ufficiale dell’evento Graziano Bicelli professionista da oltre 30 anni nel campo della fotografia. La veste grafica è curata da Paride Pacetti.
“Tra gli obiettivi di Face’Arts – ha dichiarato Mary Sperti – anche per questo nuovo format, c’è quello di
promuovere artisti selezionati e fornire ai fruitori e collezionisti d’arte, una scelta accurata di opere. Si
tratta quest’anno di sei personali che raccolgono espressioni artistiche contemporanee sempre originali, di spessore, in grado di emozionare. Portiamo ai collezionisti una vasta gamma di opere sorprendenti e di
buona fattura. Non solo. L’obiettivo del progetto è unire e valorizzare tutte le forme di arte e cultura
sostenendo e promuovendo artisti di qualità, ma anche le città e le location che ospitano l’evento”.
Tra le città che hanno ospitato Face’Art nelle edizioni precedenti c’è stata Matera (all’ex ospedale San Rocco gestito dalla Soprintendenza delle Belle Arti), Verona (nella chiesa San Pietro nel monastero della “Società Belle Arti”), Merano (nella splendida location del Kuraus), Bologna (Galleria Farini), Sanremo (Forte Santa Tecla), Senigallia (Rocca Roveresca, gestita dal Polo Museale delle Marche), ma anche Conversano, Pesaro, Jesi, Lecce, Ascoli Piceno (Forte Malatesta), Verona (chiesa “San Pietro Incarnario”), Bellagio (Torre delle Arti) e Treviso (Casa dei Carraresi Fondazione Cassamarca).

“Per questo nuovo format partiamo dalla città di Treviso che ha ospitato la precedente edizione di Face Arts “collettive”. Per la prima volta Facè Arts propone sei personali di sei distinti artisti – ha dichiarato la
curatrice della mostra, Mary Sperti -. Devo ammettere che non è stato semplice effettuare la selezione, in
quanto sono giunte quindici richieste di artisti interessati ad esporre le loro opere all’interno di Facè Arts
con una propria personale, ma la scelta è ricaduta, per questa prima edizione delle sei personali, su Fabio
Frabetti, Chiara Serena ed Emilio Sgorbati che già avevano intrapreso con Ms Eventi una continuità
espositiva: Chiara Serena per la sua arte sempre innovativa e fresca, Emilio Sgorbati per la capacità
narrativa surrealista e dinamica, Fabio Frabetti per la bellezza della sua tecnica pittorica, rapida, veloce
che cattura e trasuda forte emozioni. La scelta è ricaduta anche su tre artisti che per la prima volta sposano il nostro progetto artistico: Andrea Bizzotto, Betty Vivian, Dobieslaw Gala. Delle opere di Gala colpiscono soprattutto la sua tecnica innovativa, importante a livello di linguaggio tecnico e concettuale; le opere di Betty Vivian spiccano per la loro capacità narrativa e lo stile pittorico molto colorato e vivido, e quelle di Andrea Bizzotto per la bellezza della sua arte classica legata a uno stile rigenerato, moderno e
contemporaneo”.

Le sei personali
I ritratti di Andrea Bizzotto

Andrea Bizzotto, di Bassano del Grappa (Veneto), dipinge dai primi anni 2000, dopo un praticantato
durato sette anni presso la pittrice Mariella Scandola di Ancignano. Il suo percorso artistico si
divide in due itinerari principali: il primo si snoda attraverso i corpi e il loro studio; lavorare sulla
figura significa innanzitutto tentare di conoscere la persona che ritrae, studiarne il carattere, la
personalità, i favori e i timori attraverso le linee, i pieni ed i vuoti delle sue forme, lungo itinerari
già scritti dal trascorrere del tempo; il secondo itinerario si svolge attraverso lo studio della materia
e dei colori, la ricerca ogni giorno su un determinato colore, ma anche nuove tecniche e nuovi
materiali. Studiarne la densità, la viscosità, la durezza, capirne l’uso, le reazioni sulla tela e con gli
pigmenti, capire il significato degli accostamenti, buttare via e rifare, ricordare le sensazioni e
metterle da parte.

I ritratti, perché tutti i suoi lavori sono ritratti, sono solo incidenti avvenuti lungo questo percorso.
“Bizzotto racconta in chiave contemporanea il mondo della mitologia greca classica – sottolinea
Mary Sperti, curatrice della mostra -. Il suo studio è attento e scrupoloso, capace di individuare
nell’anatomia umana, nello studio dei corpi, attraverso una conoscenza approfondita della
personalità del carattere, il soggetto rappresentato. Attento anche il suo sguardo allo studio della
materia, sia dal punto di vista estremamente tecnico, sia dal punto di vista delle luci e delle ombre.
Una grande pittura classica ma assolutamente contemporanea, raffinata, travolgente,
emozionante”.
A Treviso alcune delle opere allestite sono le seguenti : “Prometeo”, in olio, catrame, matita e
ruggine su tela rovescia (140×194 cm.); “Ananke” in acrilico e olio su tela rovescia (175×140 cm.);
“Eracle 01”, un dittico in olio, catrame, matita e ruggine su tela rovescia (142×215 cm.); “Eracle
02”, dittico in olio, catrame, matita e ruggine su tela rovescia (135×210 cm.); “Eurinome 01”, un
trittico in olio e acrilico su tela (125×200 cm.); “Eurinome 02”, trittico in olio e acrilico su tela
(125×200 cm.); “Emera”, dittico in olio, caffè e acrilico su tela (115×195); “Erebo”, dittico in olio,
caffè e acrilico su tela (115x195cm. ); e “Kairos”, dittico in olio, acrilico e matita su tela (100×140
cm.).

Le “immagini del nostro tempo” di Fabio Frabetti

Fabio Frabetti nasce nel 1954 a Cento di Ferrara (Emilia Romagna). Artista autodidatta, dopo gli
studi classici frequenta il Dams di Bologna. Durante il periodo universitario inizia a sperimentare
differenti tecniche, dimostrando grande sensibilità e talento per l’utilizzo dei materiali. I suoi
disegni appaiono sin da subito dotati di una qualità straordinaria. Importanti per la sua pittura sono
stati i viaggi di ricerca artistica nelle principali città europee, Colonia, Parigi, Madrid, Barcellona,
dove ha visitato mostre d’arte e musei locali per studiare da vicino i grandi capolavori dell’arte. Da
sempre è presente con le sue opere nelle fiere d’arte in Italia e all’estero.

Molte sono le mostre personali e collettive dove espone il suo lavoro, seguito con grande interesse
da critici, collezionisti e galleristi. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private: oltre
che in Italia, in Canada, Australia e in città di tutta Europa, tra le quali numerose in Spagna. “Fabio
Frabetti fa del segno una sorta di bisturi fantastico – sottolinea Mary Sperti -, con cui tracciare
immagini del nostro tempo, in una vastissima e articolata differenziazione di soggetti. Nel solco
dell’eredità dei maestri del passato ha tracciato e intrapreso la propria strada. La vitalità delle
opere di Frabetti è anche nel gesto pittorico che le genera. Se conservano le tonalità neutre dei
sogni e dei ricordi, il colore che le attraversa non è mai convenzionale, mai frutto di scelte di
maniera, ma sempre il risultato di un’esigenza espressiva”.
Alcune delle opere allestite le seguenti , tutte in acrilico: “Don’t stop me now” (150×100 cm),
“Attention please” in acrilico (110×100 cm), “Hops” (100×120 cm), “I can’t wait
anymore” (120×100 cm), “Indifferenza ma non per tutti” (120×100 cm), “Ingresso città n
9” (150×100 cm), “Sfida impari” (120×100 cm.), “The void” (150×100 cm), “Ingresso
città” (120×100 cm).

Le composizioni in rilievo dell’artista polacco Dobieslaw Gala
Dobieslaw Gala è nato nel 1975 a Ostrowiec Swietokrzyski, in Polonia. Scultore, dottore in Belle
Arti, docente presso l’Accademia di Belle Arti “Jan Mateiko” di Cracovia, è vice presidente della
Facoltà di Scultura dell’Accademia, dove si è laureato. Ha conseguito il diploma sotto la guida del
professor Marian Konieczny, ed è stato premiato con la borsa di studio dell’Accademia di Belle
Arti di Norimberga, dove ha lavorato sotto la supervisione di Tim Scott. Studioso del patrimonio
nazionale della Repubblica di Polonia, è vincitore della X Triennale del Disegno Contemporaneo
Polacco e di molti altri premi e riconoscimenti per il suo lavoro artistico. Le sue opere sono state
presentate in oltre 70 mostre personali e collettive. Le opere mostrano il processo di offuscamento
di tutti gli atti di presenza, eventi e attività nello strato materiale e spirituale. La serie di opere che
realizza è un tentativo di illustrare i luoghi più inaccessibili della terra, dove si verificano misteriosi
fenomeni, tracce di eventi, la cui conseguenza sono i cambiamenti della struttura della materia. Ma
anche l’attività tossica dell’uomo che sperimenta in luoghi remoti del nostro pianeta, che si traduce
in un grado avanzato e diverso di deformazione della natura.

Le opere hanno una dimensione metafisica, sono il racconto di un uomo come essere fisco che
lascia una traccia extrasensoriale e duratura nella coscienza di ciò che lo circonda. Questa traccia è
una sorta di deformazione della struttura dello spazio: tutto ciò che influenza il futuro. “L’arte di
Gala e l’ispirazione per le composizioni in rilievo, nasce dal bisogno di illustrare la caducità della
nostra memoria, sempre alla ricerca di uno spazio metafisico – dichiara Mary Sperti -. Le sue opere
cercano di illustrare i luoghi inaccessibili della terra, dove si verificano misteriosi fenomeni che in
qualche modo lasciano tracce di sé; conseguenza di questi eventi sono i cambiamenti nella
struttura della materia terrestre, della natura, del comportamento umano. La sua attenzione è
incentrata anche sul ruolo dell’uomo, che nel suo essere intelligente cambia tutto ciò che lo
circonda. Dinnanzi alle sue opere lo spettatore si ritrova in una situazione sospesa tra futuro,
presente e passato”.
Alcune delle opere allestite “Rudimentum III”, “La zona 79”, “Epicentra”, “Fluidità interrotta”, “I
fiumi delle informazioni”, “La zona 79 I”, tutte realizzate con una particolare “tecnica dell’artista” e
di una dimensione pari a 100×100 centimetri.

Le opere astratte e materiche di Chiara Serena

Chiara Serena nasce a Perugia nel 1983, vive e lavora a Vittorio Veneto (Treviso, Veneto). Da
sempre affascinata dal colore e dalla materia si accosta all’arte da autodidatta con idee innovative e
creative, utilizzando forme, colori e materiali diversi per creare opere profonde, tridimensionali e di
grande impatto visivo.

Artista eclettica, ama sperimentare tecniche sempre differenti spinta dalla curiosità e guidata
dall’istinto. “Le opere di Chiara Serena nascono da un concetto, un’idea, un’emozione che prende
vita nella sua immaginazione – sottolinea Mary Sperti – . Lei si limita ad assecondarla dandole un
corpo, materia e colore”. I concetti espressi spaziano da pensieri filosofici a tematiche ambientali
sfiorando miti, leggende e realtà. “L’ispirazione può arrivare da qualunque direzione e in qualsiasi
momento” spiega l’artista “ nasce da un pensiero, da qualcosa che leggo o vedo, da un particolare
colore o anche da un ricordo o un’emozione… in quel momento penso a come poter trasformare e
trasportare ciò che sento sulla tela ed ecco che prende forma un’opera”. Da poco entrata nel
mercato dell’arte, si identifica nello stile astratto e materico, attraverso l’uso di materiali quali carta,
tessuti, paste, legno e fil di ferro oltre, ovviamente, al colore.
Alcune delle opere allestite, realizzate con tecnica mista su tela, dal titolo “A” (60×60 cm),
“Ascesa” (50×50 cm), “G” (50×50 cm), “Healing” (80×100 cm), “I am” (40×50 cm),
“Internet” (50×100 cm), “L’illuminazione” (50×50 cm), “Libera- mente” (50×100 cm), “V” (50×50
cm).

Le opere surreali, tra realtà e fantasia, di Emilio Sgorbati
Emilio Sgorbati nasce ad Agazzano (Piacenza, Emilia Romagna) dove tutt’ora abita e lavora nel suo
studio. Generalmente alle 8 del mattino è già al lavoro nel suo atelier e ci resta fino all’ora di
pranzo. La musica di sottofondo è sempre presente (Dalla, Zucchero, ecc.) ed è anche ispiratrice di
molti titoli dei suoi dipinti. Questo è il momento più felice della giornata artistica di Sgorbati, qui la
sua fantasia viaggia. È il momento creativo, nel quale dopo schizzi su schizzi arriva al progetto di
un nuovo dipinto. Il pomeriggio viene dedicato quasi sempre alla lettura di riviste d’arte, visite a
mostre, incontri con colleghi artisti. Sgorbati, da sempre appassionato di disegno e pittura, partecipa
appena ventenne a numerose collettive su tutto il territorio nazionale esponendo opere nelle quali si
serve di materiali inusuali come smalti, trielina, oro e catrame, sperimentando così diverse tecniche
espressive. Frequentando l’Istituto d’Arte “Felice Gazzola” di Piacenza affina il disegno dal vero
della figura umana e si cimenta con la scultura utilizzando diversi materiali: creta, rete metallica,
ferro, legno, plexiglass. Interessato a sperimentare soluzioni sempre nuove, modifica negli anni il
suo stile pittorico fino ad approdare al surrealismo, mantenendo sempre al centro delle sue

riflessioni la figura umana. In ogni suo dipinto è raccontata una storia diversa, drammatica o
ironica, sospesa tra realtà e fantasia. “Emilio Sgorbati è un artista fortemente creativo – sottolinea
Mary Sperti -; la sua è una pittura legata al surrealismo ma assolutamente innovativa. Le sue
opere raccontano possibili nuove realtà, forte è la sua capacità narrativa, colma di emozioni. Chi
osserva le sue opere si pone continuamente domande, questo denota nella sua arte una forte ricerca
di interrogare e interrogarsi. Personaggi onirici diventano parte dei suoi racconti, che rendono
partecipe l’osservatore”.

Alcune delle opere allestite le seguenti, realizzate in acrilico su tavola di legno, tutte 70×70
centimetri, dal titolo “Vorrei vivere in un sogno e lì restare”, “Ma dove abitano le lune?”,
“Quattro quarti”, “La quarta Luna”, “È tempo né di re né di regine”, “Dipingo ciò che non può
essere fotografato, ciò che proviene dall’immaginazione, dai sogni o da una spinta dell’inconscio”,
“Lo stesso sogno da sempre, sull’orlo, sempre in bilico” e “Cosa c’è di meglio che volare via. Se un
giorno lo vorrai, provaci e vedrai”, “Nella città senza mare chissà a chi si rivolge la gente per
ritrovare il proprio equilibrio. Forse alla luna”.

Le opere dalle atmosfere oniriche di Betty Vivian

Betty Vivian è nata a Treviso (Veneto), laureata in Architettura: fin dall’infanzia il suo avviamento
al disegno e alla pittura è incoraggiato e influenzato dai genitori. Vince a sei anni il suo primo
concorso, indetto dalla Provincia di Treviso, e si dedica assiduamente al disegno e al fumetto fino
agli anni dell’Università, quando frequenta i prestigiosi corsi della Scuola Internazionale di
Illustrazione per l’Infanzia di Sarmede con il Maestro Indra Capek, e lo studio della pittrice Giò
Ferrante, e collabora con le istituzioni per alcuni progetti grafici. Con il marito e i figli si
trasferisce in Brasile, maturando esperienze e sensibilità che incoraggiano la sua dedizione alla
pittura e ne ispirano da qui in avanti i temi e i colori.

L’artista si esprime soprattutto con la pittura ad olio e con l’acquerello, prediligendo soggetti
formali e paesaggistici a cui affida il compito di esprimere, attraverso ricorrenti simbolismi, il suo
ricco vissuto di emozioni. Le sue opere sono rappresentate da colori vivi, trasparenti, quasi liquidi, e
da caratteristiche colature che l’artista sfrutta e controlla con maestria, in cui il paesaggio è usato
come pretesto per trasmettere alcune metafore care all’artista: le immancabili e quasi trasparenti
figure umane rappresentate vengono immerse in atmosfere oniriche, in cui vagano silenziose, solo
apparentemente senza un ruolo preciso. Le opere dell’artista sono state esposte in prestigiose mostre
nazionali e internazionali, riscuotendo apprezzamenti, segnalazioni e premi. Nel 2022 ha
partecipato alla 59^ Biennale di Venezia. “Nell’arte di Betty Vivian – dichiara Mary Sperti – si
legge una grande forza narrativa, la capacità di raccontare attraverso un’ottima e originale
tecnica pittorica, storie vissute e mai dimenticate. La sua pittura è poesia, morbida, calda,
accogliente e sempre sognate. La base del suo lavoro d’artista resta senza dubbio il colore, capace
di raccontare anche oltre le immagini. L’uso del colore sapientemente affrontato raccoglie
emozioni che scorrono nel cuore e nella testa, emozionando chi guarda e conducendolo delle volte
in mondi dell’infanzia, della famiglia, dell’amore incondizionato”.
Alcune delle opere allestite le seguenti , realizzate in olio su tela, dal titolo: “Anya Duna,
maternità” (70×100 cm.), “Oltre il tramonto” (80×120 cm.), “Belli freschi” (70×60 cm.), “Sublime”
(60×70 cm.), “La barena” (100×100 cm.), “La canoa rossa” (90×60 cm.), “Notte d’estate” (70×60
cm.), “Pescatori di futuro” (60×70 cm.) e “Fluttuazioni” (70×70 cm.).





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